"Alla Ue serve un nuovo inizio"
Fabio De Masi im Gespräch mit der italienischen Tageszeitung Il Manifesto am 1. Juni 2014
Germania. Intervista a Fabio De Masi, eletto con la Linke: referendum in tutti gli stati per cambiare i trattati. Ora guardiamo alla Grecia: se Tsipras andrà al governo la troika reagirà . La Spd collabori con il leader di Syriza, ne va della sua credibilitÃ
Dopo una camÂpaÂgna eletÂtoÂrale in lungo e in largo attraÂverso la Nordrenania-Westfalia, il più popoÂloso Land della GerÂmaÂnia, per Fabio De Masi il tempo del riposo non è ancora arriÂvato: «Ora devo smalÂtire il lavoro arreÂtrato e poi orgaÂnizÂzare il mio nuovo uffiÂcio a BruÂxelÂles, mi ripoÂserò ad agoÂsto». Stanco ma sodÂdiÂsfatto, l’economista 34enne italo-tedesco è uno dei 7 depuÂtati che la Linke ha eletto nel nuovo EuroÂparÂlaÂmento: il maniÂfeÂsto lo ha ragÂgiunto teleÂfoÂniÂcaÂmente per un conÂfronto sulle eleÂzioni e sul «che fare» dopo il voto.
De Masi, qual è la sua valuÂtaÂzione dei risulÂtati delle eleÂzioni europee?
In primo luogo va sotÂtoÂliÂneata la bassa affluenza: il 57% di astenÂsioÂniÂsmo ci dice che c’è qualÂcosa di insodÂdiÂsfaÂcente nella demoÂcraÂzia euroÂpea. E quindi dobÂbiamo parÂlare dei fonÂdaÂmenti dell’Ue, perÂché l’astensione dimoÂstra che in tanti penÂsano che l’Unione non li riguardi, ma sia semÂpliÂceÂmente uno struÂmento in mano a grandi imprese e lobÂbyÂsti. In secondo luogo, ci sono i dramÂmaÂtici risulÂtati in FranÂcia e nel Regno Unito, che mostrano che serve un nuovo iniÂzio per l’Ue: nuovi tratÂtati che devono essere approÂvati da refeÂrenÂdum in tutti gli stati. Il rischio che corÂriamo è che queÂsta Ue distrugga l’ideale euroÂpeiÂsta. Terzo: i parÂtiti alla siniÂstra dei socialÂdeÂmoÂcraÂtici sono creÂsciuti praÂtiÂcaÂmente ovunÂque, e il nostro canÂdiÂdato preÂsiÂdente AleÂxis TsiÂpras ha vinto in GreÂcia conÂtro Nea DemoÂkraÂtia e conÂtro Angela MerÂkel che ha fatto camÂpaÂgna per il preÂmier AntoÂnis SamaÂras. Ed è proÂprio al Paese elleÂnico che ora dobÂbiamo guarÂdare: se TsiÂpras riuÂscirà a conÂquiÂstare il governo, ci sarà un’immediata reaÂzione da parte della troika, che cerÂcherà di punire i greci per quella scelta. E noi dovremo farci troÂvare pronti, ed essere al fianco del popolo greco.
E come giuÂdica il risulÂtato della Linke in Germania?
PosiÂtiÂvaÂmente. Rispetto alle eleÂzioni euroÂpee del 2009 in perÂcenÂtuale siamo rimaÂsti staÂbili, ma abbiamo guaÂdaÂgnato in terÂmini assoÂluti circa 200mila voti. Ci siamo difesi bene dalla conÂcorÂrenza di AlterÂnaÂtive für DeuÂtschland (AfD), che ha tenÂtato di pescare nel nostro stesso bacino del voto di proÂteÂsta, cerÂcando addiÂritÂtura di pasÂsere per il parÂtito «della povera gente». Cosa che ovviaÂmente non sono: il loro capoÂliÂsta era l’ex preÂsiÂdente della ConÂfinÂduÂstria tedeÂsca. Alla fine, i voti li hanno tolti ai demoÂcriÂstiani, in parÂtiÂcoÂlare alla Csu bavaÂrese. Insomma: noi non abbiamo certo ragÂgiunto un risulÂtato ecceÂzioÂnale, ma siamo riuÂsciti a manÂteÂnere la nostra forza in conÂdiÂzioni molto difÂfiÂcili: da un lato, aveÂvamo conÂtro l’AfD, ma anche i socialÂdeÂmoÂcraÂtici, che ci hanno costanÂteÂmente accuÂsati di essere antiÂeuÂroÂpeiÂsti, e dall’altro sapeÂvamo che il nostro eletÂtoÂrato di rifeÂriÂmento (disocÂcuÂpati e lavoÂraÂtori dipenÂdenti) si sente poco coinÂvolto dalle europee.
A proÂpoÂsito dei socialÂdeÂmoÂcraÂtici: cosa pensa del loro risultato?
La Spd festegÂgia il suo 27,3% solo perÂché cinÂque anni fa ottenne il 20,8%, suo minimo stoÂrico. Detto queÂsto, la Linke deve rifletÂtere su un dato: molti lavoÂraÂtori si sono riavÂviÂciÂnati alla Spd e ciò signiÂfica che dobÂbiamo fare di più per essere un interÂloÂcuÂtore creÂdiÂbile del moviÂmento sindacale.
Pensa che la Spd potrebbe sosteÂnere le batÂtaÂglie di un ipoÂteÂtico governo TsiÂpras in Grecia?
I socialÂdeÂmoÂcraÂtici dicono di essere conÂtro l’austerità in Europa, ma sono stati a favore di tutti i «piani di salÂvaÂtagÂgio» con cui la troika ha impoÂveÂrito la GreÂcia. Ora si attegÂgiano a oppoÂsiÂzione a BruÂxelÂles, ma goverÂnano con MerÂkel. E non dimenÂtiÂchiamo che la Spd ha colÂlaÂboÂrato per anni con i sociaÂliÂsti greci del Pasok, espresÂsione delle èlite poliÂtiÂche corÂrotte di quel Paese. Detto ciò, io conÂsiÂglieÂrei calÂdaÂmente alla Spd di cerÂcare di colÂlaÂboÂrare con AleÂxis TsiÂpras, perÂché ne va della sua creÂdiÂbiÂlità di parÂtito che dice di tuteÂlare gli inteÂressi popoÂlari. Ma non ho molta fiduÂcia nel fatto che ciò accada.
Vede lo spaÂzio per una cooÂpeÂraÂzione a StraÂsburgo fra la SiniÂstra euroÂpea e i Verdi? La canÂdiÂdata ecoÂloÂgiÂsta Ska KelÂler ha difeso posiÂzioni molto simili a quelle di TsiÂpras, salvo forse sulla queÂstione dell’Ucraina.
In linea di prinÂciÂpio, cerÂcheÂremo semÂpre una conÂverÂgenza con i Verdi, ma anche con i socialÂdeÂmoÂcraÂtici, quando le nostre posiÂzioni saranno anaÂloÂghe. Il primo banco di prova sarà il tratÂtato di libero scamÂbio Ue-Usa (Ttip), che noi conÂteÂstiamo duraÂmente: anche i Verdi sono conÂtro, ma il governo del Land dell’Assia di cui fanno parte insieme alla Cdu si è espresso invece uffiÂcialÂmente a favore. Anche sulle misure di «aiuto» alla GreÂcia votate al BunÂdeÂstag, devo dire che i Verdi tedeÂschi, come la Spd, hanno semÂpre votato a favore, pur criÂtiÂcanÂdole a parole. Infine, lei ha citato l’Ucraina: fra i GrüÂnen ci sono diriÂgenti — non tutti — che su quella crisi sostenÂgono tesi simili a quelle dei neoÂcons ameÂriÂcani. Trovo scanÂdaÂloso che sotÂtoÂvaÂluÂtino la preÂsenza di forze neoÂfaÂsciÂste a Kiev. Insomma: nell’Europarlamento troÂveÂremo intese quando posÂsiÂbile, ma non credo che ci siano le conÂdiÂzioni per andare verso una speÂcie di forÂmale alleanza.
Quali devono essere le prioÂrità per il gruppo parÂlaÂmenÂtare Gue/Ngl?
Una delle più imporÂtanti è la batÂtaÂglia conÂtro l’austerità e per una tassa patriÂmoÂniale euroÂpea sui milioÂnari. Poi la difesa dei beni comuni (acqua, enerÂgia) dalle priÂvaÂtizÂzaÂzioni e la lotta conÂtro il Ttip, cioè conÂtro la posÂsiÂbiÂlità che le grandi imprese divenÂtino più forti degli stati. Occorre inolÂtre afferÂmare il prinÂciÂpio che i diritti sociali dei lavoÂraÂtori euroÂpei venÂgono prima delle «libertà di merÂcato», e fare una lotta senza quarÂtiere ai paraÂdisi fiscali che esiÂstono in Europa.
Ci sono Paesi come PoloÂnia, RomaÂnia, UngheÂria, BulÂgaÂria dove la SiniÂstra euroÂpea è praÂtiÂcaÂmente ineÂsiÂstente. Cosa si può fare affinÂché tale situaÂzione cambi?
NatuÂralÂmente in quei Paesi la stoÂria ha un peso, e la siniÂstra poliÂtica non ha quasi più nesÂsun ancoÂragÂgio. Dovremmo cerÂcare, come gruppo parÂlaÂmenÂtare ma anche come parÂtito della SiniÂstra euroÂpea, di offrire una sponda ai moviÂmenti che anche là ogni tanto si maniÂfeÂstano. Cito la LetÂtoÂnia, dove c’è stata una bruÂtale poliÂtica di austeÂrità che ha porÂtato alla chiuÂsura di metà degli ospedali.
Ha l’impressione che dopo queÂsta camÂpaÂgna eletÂtoÂrale la poliÂtica si sia più europeizzata?
Se devo guarÂdare ai risulÂtati eletÂtoÂrali e ai temi, direi il conÂtraÂrio: assiÂstiamo purÂtroppo a una ri-nazionalizzazione. C’è poi un piano della poliÂtica che è già comÂpleÂtaÂmente euroÂpeizÂzato, ma si tratta di un’europeizzazione che noi rifiuÂtiamo: è quella della troika, che va conÂtro la democrazia.
Jacopo Rosatelli - il manifesto