Il futuro dell'euro

Oskar Lafontaine * Stefano Fassina ** e Fabio De Masi ***

28/04/2016
Eurokrise

N egli ultimi anni la Banca Centrale Europea ha tentato di rianimare il paziente Europa con la respirazione artificiale del denaro a buon mercato, mentre questi veniva sottoposto al salasso dei tagli alla spesa pubblica, ai salari e alle pensioni. Il finanziamento a basso costo da parte della Bce non arriva all'economia reale perché le imprese e i governi non stanno investendo, nonostante i tassi di interesse a zero. Chi festeggia sono invece i mercati azionari e i detentori di ricchezza, perché le banche centrali stanno acquistando i loro titoli e ne sostengono i corsi. È quindi arrivato il momento di affrontare una scomoda verità: quando arriverà la prossima crisi finanziaria, le banche centrali non sapranno a che santo votarsi. La politica monetaria non può riuscire se non è accompagnata da una politica fiscale. Su questo versante, tuttavia, molti Stati dell'Ue hanno le spalle al muro.

La Bce dovrebbe dunque modificare la sua linea di azione e stimolare direttamente l'economia finanziando gli investimenti invece delle bolle finanziarie. Ciò non rappresenterebbe una minaccia alla stabilità dei prezzi, e incoraggerebbe anche gli investimenti privati. Spese per la crescita di lungo periodo (istruzione e ricerca, emergenza abitativa e fonti di energia alternative), sono state troppo trascurate.

Per finanziare gli investimenti pubblici, la Bce dovrebbe in effetti ignorare la proibizione del finanziamento monetario dei governi prevista dai trattati. Dopo tutto, non è chiaro perché sia considerato accettabile finanziare le banche ma non i governi. La crisi ha mostrato che le banche non gestiscono il denaro in modo più oculato dei governi.

Allora, la Bce potrebbe immettere liquidità nell'economia per stimolare direttamente i consumi. Essa potrebbe, semplicemente premendo un bottone e senza violare alcun trattato, effettuare accrediti sui conti correnti bancari delle famiglie a basso reddito. Si tratterebbe di dare ascolto a una vecchia idea dell'economista liberista Milton Friedman, che la illustrò con la metafora dei soldi gettati dall'elicottero.

Sappiamo che anche questa proposta difficilmente sarà messa in atto. Con la Grecia, la Bce chiuse i rubinetti della liquidità perché il governo Tsipras si era inizialmente rifiutato di tagliare salari e pensioni. È per questo che il Premio Nobel Joseph Stiglitz e l'ex governatore della Banca d'Inghilterra Mervyn King ritengono che il destino dell'euro sia segnato.

In assenza di alternative, l'unica strada per i governi è infatti quella di recuperare il controllo della politica monetaria. Ciò richiede un ritorno alla possibilità di svalutare e rivalutare le monete nazionali, nel quadro di un rinnovato Sistema monetario europeo. Si può obiettare che una banca centrale del Sud Europa che decidesse di finanziare un programma di investimenti pubblici metterebbe sotto pressione la propria valuta; una possibile soluzione per i Paesi che dovessero lasciare l'euro sarebbe aderire all'Erm-II, il meccanismo di cambio ora vigente per la corona danese. Ciò vincolerebbe le banche centrali partecipanti, inclusa la Bce, ad intervenire sui mercati valutari nel caso di una deviazione eccessiva del tasso di cambio. Gli aggiustamenti del cambio sarebbero a quel punto decisi dai ministri economici, in linea con i trattati Ue. Con un nuovo sistema monetario europeo e banche centrali controllate democraticamente, ci sarebbe la possibilità di ricostruire l'economia europea, e la democrazia europea sarebbe protetta dalle scorrerie dei mercati finanziari.

-----------

Questo testo è apparso sull'edizione della Frankfurter Allgemeine Zeitung del 7 aprile. Vai all'articolo tedesco. Pubblicato italiano: Corriere Della Sera

* Ex ministro delle Finanze, ex presidente della Spd e fondatore della Linke
** Ex vice ministro dell'Economia e delle Finanze nel governo Letta
*** Europarlamentare della Linke